Sono stato rieducato al cibo da mia moglie!

Rieducato a stare attento a non sprecarlo, a riutilizzarlo fino ad avere pochi scarti. Sono stato fortunato!

In questa epoca assistiamo ad un paradosso eclatante, la più grande produzione di cibo che la storia abbia mai visto, fino ad ora, coincide con la più alta quantità di cibo sprecato della storia; in mezzo, 2/3 della popolazione del mondo che soffre per la carenza di cibo.

E’ evidente che qualcosa non va!

Già da tempo, organismi importanti come le Nazioni Unite e la Banca Mondiale, parlano di come sfamare il mondo senza però mai riuscirci davvero.

Il problema del cibo è doppio. Le popolazioni che hanno la possibilità di cibarsi senza grandi problemi apparenti, degenerano in abbuffate incontrollate che sfociano in patologie importanti come l’obesità ed il suo esatto contrario,  l’anoressia. Dall’altro capo del filo, ci sono invece popolazioni che soffrono un persistente stato di malnutrizione dovuto alla carenza di cibo.

Noi possiamo fare molto per prevenire le malattie causate dall’abbondanza di cibo. Possiamo intervenire nelle scuole con informazioni e lezioni mirate e possiamo anche fare prevenzione, riducendo o elaborando menu specifici, ma parliamo sempre di azioni alla presenza di cibo. Nel caso invece di tutte quelle persone che di cibo non ne hanno, la nostra priorità è quella di trovare un modo di poterglielo il cibo. Questo non vale solo per le popolazioni dell’Africa sub sahariana o per i popoli asiatici, o latino americani, parliamo anche di popolazioni occidentali, che complice una congiuntura economica straordinariamente negativa, hanno bisogno di cibo per sopravvivere.

Anche nel nostro paese i dati ci mostrano una fotografia incerta, tendente ad una reale criticità legata al bisogno di cibo.

cibo —> sostentamento

Ma ci mostrano anche un’altra immagine, ancora più shoccante quella di uno spreco abnorme di cibo.

cibo sprecato —> vale 16 miliardi di euro l’anno

“Lo spreco alimentare, ovvero il cibo che si perde nella filiera alimentare insieme a quello che si butta in casa, in Italia vale circa 16 miliardi di euro l’anno.” – Rivista Focus 2016

La domanda quindi è:

Cosa possiamo fare per recuperare il cibo che viene sprecato?

L’Italia da poco più di un mese è diventata la seconda Nazione Europea, dopo la Francia, a dotarsi di una normativa specifica sullo spreco di cibo, con due obiettivi chiari:

  1. favorire il recupero e la donazione delle eccedenze alimentari a fini di solidarietà sociale, destinandole in via prioritaria all’utilizzo umano;
  2. favorire il recupero e la donazione di prodotti farmaceutici e di altri prodotti a fini di solidarietà sociale;

Favorite le due azioni cardine, ovvero il recupero e la donazione, ora la parola è nelle mani delle Regioni per definire le linee guida dell’attuazione della legge, ma nel frattempo noi, cosa possiamo fare?

Innanzitutto, come semplici cittadini dobbiamo:

  • Toglierci quel fastidioso e antico senso di vergogna che ci attanaglia solo al pensiero di uscire dal ristorante con gli avanzi del nostro pranzo o della nostra cena. Un’azione apparentemente semplice, che per la maggioranza degli italiani si trasforma inspiegabilmente, però, in un autentico psicodramma;
  • Riutilizzare il cibo che avanziamo. In rete ci sono moltissimi esempi di come gli avanzi e gli scarti possono essere recuperati a volte con grandi sorprese;
  • Educarci alla giusta quantità. Cosa serve preparare o ordinare più del necessario? Sappiamo bene che il cibo non consumato viene smaltito come rifiuto, ma forse non conosciamo bene, quali problemi ambientali causa se smaltito in modo approssimativo o non conforme (inquinamento del suolo e delle acque e il proliferare di discariche)
  • Cambiare atteggiamento nei confronti dell’ambiente e delle risorse naturali, cominciando dall’azzerare lo spreco di cibo fino ad arrivare alla condizione #zerowaste per tutti i materiali.
  • Essere ambasciatori di queste scelte.

Questo stesso ragionato vale per i farmaci, con una piccola differenza, i farmaci sono molto, molto costosi e la possibilità di recupero e distribuzione è davvero importante per le persone che non possono acquistarli.

Cosa fare nel caso dei farmaci:

  1. Controllare periodicamente le confezioni dei farmaci non scaduti e correttamente conservati ed ancora utilizzabili e selezionare quelli che possono essere ceduti;
  2. Sensibilizzare in casa, tra famigliari e amici l’importanza della raccolta e cessione dei farmici non scaduti e ancora utilizzabili;
  3. Cercare una ONLUS più vicina, che abbia la possibilità di distribuire i medicinali direttamente ai soggetti indigenti (La Legge appena entrata in vigore, offre la possibilità a tutte le ONLUS, a condizione che dispongano di personale sanitario, di ritirare e distribuire farmaci), oppure rivolgersi al Banco Farmaceutico Onlus.

Come cittadini siamo chiamati ad avere più attenzione verso questi due aspetti, che oggi, hanno assunto un valore importante proprio perché, sia il cibo che i farmaci, sono diventati beni ad altissimo valore sociale. Ma anche i Comuni, hanno la possibilità di fare la loro parte, promuovendo per esempio, nell’attesa dei decreti attuativi, specifiche campagne di sensibilizzazione nelle scuole e all’interno delle associazioni presenti sul territorio.

Ma possono fare molto di più, per esempio agevolare iniziative che hanno come obiettivo la raccolta del cibo e dei farmaci, promuovendo la creazione di vere e proprie Società con-partecipate, che sul territorio raccolgano interno a se, tutti gli attori che possano essere in qualche modo donatori di questi prodotti (mense, esercizi commerciali, supermercati, ecc.) e che abbiano come l’obiettivo la lavorazione, il riconfezionamento e la ridistribuzione di questi beni all’interno del territorio stesso.

In questo modo si crea un meccanismo di crescita territoriale molto importante,  sia dal punto di vista sociale, con la creazione di occupazione, sia dal punto di vista ambientale, con l’azzeramento di una parte di rifiuti.

In un processo circolare, che ha l’obiettivo di rendere fruibile ciò che oggi diventa un rifiuto senza valore, diventa di grande importanza il coinvolgimento dei cittadini. Il cardine di questi processi sono infatti i cittadini, con il loro impegno e l’interesse verso le atre persone e l’ambiente, possono contribuire davvero alla nascita di un’economia sostenibile e etico-sociale.

 

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