Perché le Miniere Urbane rappresentano un futuro più sostenibile?
Circa venticinque anni fa lavoravo all’ECODECO un azienda considerata all’avanguardia in materia di ambiente, e la consapevolezza del valore dei rifiuti era il motore che muoveva laboratori di ricerca e il pensiero visionario dell’Ing. Natta. Allora si pensava che i rifiuti solidi urbani fossero un bene prezioso e che come tale, avessero un valore. Il valore di questi rifiuti non era solo commerciale, ma anche etico e ambientale. I rifiuti, suddivisi in modo sistematico in classi merceologiche (secco, organico, plastica, ferro, acciaio, alluminio, vetro, carta e cartone) diventavano nuova materia-prima riutilizzabile.
Già nel 1993 in ECODECO si era capito che riciclare aveva un valore importante; voleva dire un minore sfruttamento e consumo delle risorse naturali esistenti, due concetti che oggi, sono alla base dell’Economia Circolare.
Oggi, questo stesso modo di intendere il ciclo dei rifiuti, sviluppato e innovato dal concetto innovativo di Economia Circolare, è il modello di riferimento per un futuro più sostenibile.
I rifiuti come bene! chi l’avrebbe mai detto che nel 2016 dopo decenni di sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali, avremmo dovuto considerare un bene prezioso una bottiglia di plastica?
Ma allora perché è importante capire la funzione delle Miniere Urbane?
La Miniera Urbana è uno spazio funzionale [urbano) dove vengono portate e successivamente immagazzinate le materie prime (plastica, alluminio, vetro, RAEE, ecc.) sotto forma di residui|Rifiuti. Residui che non sono altro che i nostri molti scarti quotidiani.
Attenzione! una miniera urbana non è un’isola ecologica.
Una miniera Urbana è un sito dove vengono convogliati i residui|Rifiuti già selezionati, che dunque, non hanno più bisogno di essere separati e ripuliti. Questa è la differenza, ed è importantissima, perché è proprio nella modalità con cui gli utenti separano la materia alla fonte, che fa di un semplice rifiuto una materia preziosa. La Miniera Urbana diventa così il punto dove le materie già separate possono essere direttamente commercializzate, senza bisogno di intermediari, ma anche un vero e proprio laboratorio di rigenerazione, riuso, rimanifatturazione, dove la materia che poco prima veniva considerata scarto, riprende nuova vita. In un’economia di tipo circolare, le miniere urbane, rappresentano vere e proprie scorte di materia prima, ma anche, ed è questa la vera innovazione, un sistema nuovo di coesistenza di vecchie e nuove professionalità che insieme riformulano il vecchio concetto smaltimento.
La capacità di fare innovazione sta nel proporre situazioni e nuove figure professionali dal designer alle tecnologiche, che fanno di un oggetto arrivato alla fine naturale della vita, un oggetto nuovo e diverso. Quello che prima, veniva considerato un luogo sporco e malsano, accostandolo al vecchio modello di Isola Ecologica, oggi è un luogo di innovazione.
3 R del riuso-riparazione-rimanifatturazione
L’importanza di diminuire i nostri scarti, allungando il fine vita dei nostri oggetti, sarà la nuova pratica.
Perché diventa fondamentale parlare di Miniera Urbana?
Un esempio ci arriva dall’Università di Southampton, uno spunto concettuale nuovo e interessante:
Lo studio in questione è stato condotto su 500 studenti di questa università, con domande riguardanti 17 diverse apparecchiature elettriche ed elettroniche e le abitudini relative alla loro dismissione. Si è osservato, in pratica, il ciclo di vita di quelli che in genere diventano RAEE, rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, potenzialmente una fonte inestimabile di metalli preziosi e sempre più rari (neodimio, boro, samario, cobalto, ittrio, lantanio, cerio, europio, gadolinio, terbio ecc.).Ai fini di una gestione e recupero ottimale di questi rifiuti, secondo lo studio inglese, le DUM sono l’approccio ideale perché in qualche modo coincidono con il concetto di “comunità”, di spazio urbano delimitato e accomunato da comportamenti o caratteristiche socio-demografiche analoghe. Il campus universitario, con la sua popolazione piuttosto omogenea caratterizzata da una permanenza in questo luogo limitata nel tempo, è un buon esempio di DUM. Cellulari, fotocamere digitali e console di video-giochi sono risultati i dispositivi più popolari e posseduti anche in più esemplari da ogni singolo studente. Gli stessi oggetti, inoltre, sembra siano anche quelli più frequentemente rimpiazzati in poco tempo (meno di 36 mesi). Il potenziale “minerario” degli studenti intervistati ammonta a 526 tonnellate di materiali e più di 168.400 unità. Immaginiamoci il potenziale di recupero che avrebbe un campus universitario se si cominciasse a organizzare la raccolta di RAEE direttamente in loco, facendo leva anche sulla durata del ciclo di vita di questi prodotti che sembra coincidere approssimativamente con un ciclo di studi base.
E lo stesso approccio si potrebbe applicare ai distretti industriali, ai quartieri, ai centri direzionali e così via. Obiettivo: semplificare la vita di chi è disposto a riciclare, creare dei meccanismi premianti e, comunque, controbilanciare la forte pressione al consumo che giunge dai produttori attraverso la valorizzazione del riuso e delle tante miniere che si nascondono in città.
(Estratto dall’articolo: Una miniera in città (Approfondimento) – 04 luglio 2014 apparso sul sito Now How)
Libri consigliati:
- URBAN MINING: a global cycle approach to resource recovery from solid waste di Raffaello Cossu, Viviana Salieri, Valentina Bisinella;
- Urban Mining Systems di Takashi Nakamura, Kohmei Halada.
Molto interessante, spero sinceramente che questa imprescindibile sensibilità verso la gestione dei cosiddetti rifiuti si radicalizzi presto nella coscienza di tutti.