In internet troverai tanti articoli che ti parleranno del valore materiale ed economico degli oggetti, io in questo post, ti parlerò del loro disvalore, ovvero del perché gli oggetti non valgono più niente e dell’effetto che questo causa sui popoli e sull’ambiente.

Partiamo da questa semplice domanda:

Quando un oggetto può essere dichiarato inutilizzabile e per questo scartato?

La prendo un po alla larga, ma è importante per farvi capire quanto può essere dannoso all’ambiente e alla nostra società, scartare oggetti che ancora funzionano.

Fino alla metà degli anni settanta dello scorso secolo, prima di scartare qualsiasi tipo di oggetto, sia che si parli di utensile o di un indumento, lo si dichiarava inutilizzabile solo quando era irrimediabilmente danneggiato e dunque arrivato alla fine della sua funzione. A quei tempi, la perdita di valore degli oggetti era pressoché inesistente o prerogativa solo di alcuni beni di consumo, come ad esempio le automobili, che già in quei anni facevano parte di un mercato largamente globalizzato. Tralasciando le modalità di gestione dei rifiuti prodotti, che era pressoché inesistente, come dimostrano oggi i molti ritrovamenti di discariche non controllate risalenti a quei tempi, è innegabile dire che gli stessi erano in quantità molto inferiori di quelli che vengono prodotti oggi, malgrado lo sviluppo tecnologico della produzione industriale abbia fatto grandi passi in avanti.

E’ altrettanto ingiusto non ammettere quali immani danni sono stati recati all’ambiente da parte delle Società Multinazionali, che fino ad allora, hanno iniziato un lento e sistematico indebolimento delle risorse naturali primarie del nostro pianeta, allo scopo di produrre sempre più e fare così altissimi profitti. Atteggiamento che oggi è aumentato esponenzialmente.

Il motivo? 

L’aumento della produzione delle merci, porta ad aumentare i profitti e di conseguenza il Prodotto Interno Lordo (PIL) degli stati sovrani.

Riprendendo la domanda iniziale e cercando di rispondere in linea con quanto accade oggi, scopriremmo che non solo gli oggetti vengono considerati “da buttare” quando ancora sono perfettamente funzionanti, ma che gli stessi producono un devastante impatto sull’ambiente, producendo grandi quantità di rifiuti pericolosi e una marcata contaminazione di tutte le matrici ambientali.

Ok, mi segui? Procediamo!

Sai oggi, niente è cambiato da allora nell’affrontare le criticità ambientali, e ancora oggi, malgrado innumerevoli conferenze internazionali che hanno, ed avranno in futuro, priorità la salvaguardia del clima, molti sono gli Stati inadempienti nel compiere tutte le azioni che mitigherebbero, o quantomeno, limiterebbero, l’impatto sugli ecosistemi.

Purtroppo non solo gli stati sono inadempienti, ma anche le Corporation, che detengono una grande responsabilità e capacità decisionale sulla preservazione dell’ambiente, sono ferme al passato. Le maggiori criticità sono causate da un atteggiamento “di profitto ad ogni costo” come lo è quello contemporaneo, che sfruttano le risorse naturali ad uso privato, deprimono le primarie risorse naturali mondiali, causando, quello che oggi viene considerata la più grande sciagura dei prossimi decenni a cui tutti ora dovremmo guardare con preoccupazione. Il valore dell’ambiente, non mai avuto come oggi, un’altissima risonanza mediatica, e forse il motivo è legato alla tardiva consapevolezza dell’impossibilità, dell’uomo, di tornare indietro, ad un equilibrio antico tra uomo e natura.

Ma un modo esiste, seppur difficile esiste, e oggi è possibile attuarlo attraverso il cambiamento dei nostri atteggiamenti e dei nostri stili di vita, assecondando quello che con grandi aspettative viene chiamata

Economia Circolare

Sono di questi giorni le campagne pubblicitarie di alcune compagnie di telefonia mobile, che propongono, dell’ambito dei contratti stipulati, di cambiare l’apparecchio telefonico mobile ogni sei mesi.

Dov’è il senso in queste campagne pubblicitarie, che si disinteressano apertamente della protezione dell’ambiente e delle risorse residue del nostro pianeta?

Facile!

Nel creare DISVALORE calcolato al fine ricavare maggiori profitti. Questo è l’atteggiamento che dobbiamo evitare e combattere con una mirata comunicazione, che ha come obiettivo l’esatto contrario, ossia, prolungare la vita degli oggetti, fino alla loro fine.

La strada è lunga ed impervia, lo sappiamo, ma è li davanti a noi 

e non dobbiamo mollare proprio adesso!

Solo per farvi capire, quale impatto possono avere questi nostri futuri atteggiamenti sull’ambiente e sulle persone, considerate che al mondo esistono circa 50 siti considerati le più grandi discariche a cielo aperto esistenti, dove vengono convogliati i rifiuti industriali elettronici e non, provenienti da tutto il mondo. In queste aree gli effetti sull’ambiente e sulle popolazioni è disastroso.

Ma il problema non viene bene assimilato, se non si capisce ad esempio, come vengono realizzati i nostri smartphone, quali sono i metalli preziosi che servono a costruire le parti elettroniche e quali le ricadute che queste modalità di produzione hanno sui sistemi umani e naturali ed economici dei paesi di origine.

Ma allora, perché non si rallenta? 

Per quale motivo non ci si interroga sulle conseguenze a cui andremo incontro se continuano a perseverare su questa strada, che prima o poi, ci porterà ad un punto critico di non ritorno?

Questa è la domanda principe del lungo discorso fino ad ora fatto, ed è anche uno dei motivi di questo blog che miscelerà in modo semplice il Management Ambientale e l’attuazione dell’Economia Circolare in tutti i sui aspetti.

Quindi, non cambiare lo smartphone ogni 6 mesi!

 

 

Link di approfondimento:

The Guardian – Smelly, contaminated, full of disease: the world’s open dumps are growing

The Guardian – The world’s biggest and most dangerous dump sites – interactive

Libri consigliati:

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