Ridurre alla fonte i nostri scarti, sarà la vera risorsa per il futuro. Sapere come farlo o meglio, capire perché farlo, è la sfida.

La separazione miracolosa si fa alla fonte, ma attenzione, non è facile come si pensa, ci vuole costanza e volontà; è un po’ come allenarsi per la maratona diciamo, dove 42 sono i km finali da percorrere, ma sono almeno 500 quelli che servono come allenamento per arrivare preparati.

Parliamo della separazione della plastica, che resta, dal punto di vista commerciale e di utilizzo, uno dei materiali più importanti e preziosi della nostra epoca.

E’ importante sapere che:

Per produrre una tonnellata di plastica ci vogliono 900 litri di petrolio, 180 metri cubi d’acqua e 14mila kiloWattora di energia. Per una tonnellata di plastica riciclata, invece, bastano 2 tonnellate di plastica usata, 1 metro cubo d’acqua e 950 kiloWattora di energia.

La plastica presente nelle nostre case, quella che abitualmente utilizziamo, è un materiale ad alto valore economico, se non altro, perché deriva dalla lavorazione del petrolio, il quale ha un impatto sui nostri ecosistemi, tutt’altro che leggero, contribuendo in modo significativo al surriscaldamento globale del pianeta. L’Italia è la nazione europea che consuma più acqua in bottiglia – terza nel mondo – 190 litri procapite, il 65% dei quali venduti in bottiglie di plastica.
Quindi, già per il fatto che per produrla necessita di una lavorazione importante, la stessa si porta dietro una serie di costi, sia economici che ambientali non indifferenti.

In Italia la plastica rappresenta il 16% di Rifiuti Solidi Urbani.

Quindi perché sprecarla mandandola in discarica?
Meglio recuperarla no!

Ma come?

Se pensiamo in modo circolare, non basta solo fare la raccolta differenziata, così come ci viene suggerito dai vari Consorzi di Igiene Urbana ed attuato con il metodo di raccolta porta a porta. Se pensiamo circolare, dobbiamo pensare anche a quali sono gli impatti che questo tipo di raccolta causa, sia dal punto di vista economico che ambientale .
Agire circolare, significa anche diminuire il più possibile questi impatti, favorendo in modo significativo la sostenibilità in ogni settore.

Consideriamo allora di separare la plastica in modo più accurato. Il suo valore triplicherà!

Oggi molte persone, separano la plastica in modo frettoloso, non prestando attenzione, per esempio, a ridurre di volume le bottiglie di plastica o a separarne i tappi, e perché no, togliere le etichette.

Ma che lavoro inutile?!

Invece no! Se pensiamo per esempio, che per fare un kg di plastica ci vogliono 26 bottiglie, se non adeguatamente schiacciate, ridotte di volume, e private dei tappi, queste occuperanno quasi un sacco intero e renderanno il PET  non puro, per via del tappo che è fatto di PE un altro tipo di plastica.

Accorgimenti che sono una fatica, ma che sono importantissimi!

Vi spiego perché!

Attualmente quando viene ritirata la plastica è differenziata da altri materiali (legno, ferro, alluminio, esc.), il sacco tal quale viene portato all’impianto di riciclaggio dove hanno inizio le operazioni di separazione per tipologia di plastica.

La vera separazione inizia adesso!!

La plastica, una volta raggiunto l’impianto di riciclaggio, viene lavorata da un apposito impianto che la seleziona meccanicamente attraverso un vaglio rotante, separandola in base alla dimensione.
Questo primo step non è indolore dal punto di vista economico e nemmeno da quello energetico, che sommato al trasporto su gomma, ha una sua chiara incidenza sulla produzione di CO2 e non solo!

A seguito di questa prima separazione meccanica avviene un ulteriore separazione ad opera di lettori ottici che separano la plastica in base ai polimeri di composizione e ad eventuali colorazioni.

Certe volte capita che gli impianti di raccolta non siano forniti di macchinari adeguati e le separazioni avvengono ancora manualmente ad opera di persone poste al fianco di nastri trasportatori. Gli addetti rimuovono eventuali materiali plastici non idonei al riciclaggio (giocattoli o altro tipo di plastica messa per errore nel sacco di raccolta) oltre che alla separazione vera e propria per tipologia.

Solo dopo la plastica sarà convogliata in una pressa che produrrà varie balle di materiale plastico omogeneo:

  • PET principalmente da bottiglie, in tre diverse colorazioni, cioè colorato, azzurrato e trasparente;
  • PE polietilene ad alta densità principalmente da fustini dei detersivi e flaconi vari;
  • PE polietilene a bassa densità principalmente da buste, stopper e altro estensibile industriale

Questi ulteriori passaggi hanno un forte impatto energetico e di consumo di acqua. Infatti, i contenitori di plastica, prima di essere imballati per tipologie omogenee, devono essere lavati in acqua calda per eliminare etichette ed eventuali residui di sporcizia; i flaconi di detersivo vengono inoltre sottoposti a processi meccanici di eliminazione di eventuali materiali indesiderati.

Riciclare quindi comporta un costo piuttosto alto!
E questa è solo la prima macrofase della trasformazione da rifiuto a manufatto nuovo!

Le fasi che seguiranno sono le più tecnologiche e le più costose costose. Queste fasi infatti, vengono effettuate in impianti idonei dove il prodotto omogeneo viene prima macinato e successivamente additivato con coloranti e infine rifuso.

Produrre un manufatto in plastica riciclata costa svariate volte di più che produrlo utilizzando materiale vergine.

Ed questa la sfida che si deve vincere, essere capaci di abbattere i costi economici e quelli ambientali , che vengono generati dalla lavorazione industriale, riuscendo a selezionare la plastica alla fonte!

A questo proposito è interessante leggere la relazione della Ellen MacArthur Foundation :

“The New Plastics Economy: Rethinking the future of plastics”

Produced by the World Economic Forum and the Ellen MacArthur Foundation, with analytical support from McKinsey & Company

Ricapitoliamo, il riciclo di un materiale plastico segue questi step:

  1. Raccolta, pulizia e separazione – la parte più difficile e delicata, idealmente dovrebbe isolare ciascun tipo di plastica da sporco e etichette varie.
  2. Macinazione – per riottenere il materiale in granuli necessario per il processing con i macchinari già a disposizione
  3. Eventuale addittivazione – vengono aggiunti additivi vari come i coloranti e altri modificanti di processo
  4. Rifusione e produzione nuovi manufatti – con le tecnologie adeguate (stampaggio a iniezione, soffiaggio etc..)

Quanto vale il nostro contributo se il primo passaggio, quello della raccolta e della pulizia, fosse fatto a casa?

Tantissimo!

Il primo e più evidente contributo è la grandissima quantità di materiale plastico omogeneo già selezionato. Questo materiale non ha bisogno di alcuna lavorazione intermedia e dalla nostra casa passerebbe subito alla fase di macinazione con evidenti risparmi economici e ambientali.

Mettiamo in ordine il risparmio:

  1. Trasporto su ruota da casa all’impianto di selezione, gasolio risparmiato pari a 25 litri ogni 100 km (un   camion consuma 1 litro di gasolio ogni 4 km);
  2. Il costo economico legato alla produzione industriale della selezione, anche quella manuale, evitando così di esporre persone ad ambienti di lavoro insalubri (solo di materia prima il costo per produrre una Tonnellata di plastica è di € 480);
  3. Il consumo di un grande quantitativo d’acqua (circa 17,5 Tonnellate), evitando così anche i costi di approvvigionamento, riscaldamento ed inevitabile depurazione a carico dell’impianto consortile Comunale!
  4. per ultimo un risparmio sull’imposta comunale dei rifiuti dovuta alla vendita diretta del materiale selezionato agli impianti di macinazione.

Tutto ciò non è un’illusione, già alcune realtà, anche italiane, adottano modelli che fanno della circolarità dei rifiuti un punto di riferimento sia economico che ambientale del territorio. In altri stati europei e d’oltre oceano, le Urban Mining sono una realtà importante.

La crescita che deriva da un’economia di tipo circolare, deriva da un atteggiamento nuovo nei confronti di quei materiali che erroneamente vengono ancora considerati rifiuti, ed aumentandone il valore ed allungandone il fine vita, si creano benefici in termini di crescita, reddito delle famiglie e risultati ambientali.

Prodotti ottenuti con il riciclo della plastica:

  • Il P.E. riciclato viene utilizzato per la realizzazione di contenitori per detergenti con uno strato di materiale riciclato pari al 25% della bottiglia; produzione di tappi e pellicole per sacchi della spazzatura;
  • Il P.E.T. riciclato viene utilizzato, mischiato con il polimero vergine, per la produzione di nuovi contenitori trasparenti. Altri possibili campi di applicazione sono quelli della fibre per realizzare, ad esempio, indumenti in pile, interni per auto.
  • Il P.V.C. riciclato viene impiegato per la produzione di piastrelle, tubi, raccordi, ecc.
  • La plastica riciclata eterogenea, invece, viene impiegata di solito per la produzione di elementi di arredo urbano (panchine, recinzioni), giochi per bambini, cartellonistica stradale.

 

Libri consigliati:

  1. The Circular Economy: A Wealth of Flows  – Ken Webster
  2. Cradle to Cradle – Michael Braggart
  3. Il riciclo della plastica. L’impatto economico della filiera italiana del riciclo indipendente della plastica  – Mattia Cai

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