Quanti di voi, come me, questa estate ha trascorso le vacanze in montagna? magari in un piccolo borgo ubicato all’interno di qualche meravigliosa valle alpina o appenninica? e quanti di voi avrà notato la straordinaria bellezza del nostro territorio?
Sono sicuro che molti avranno gioito per le condizioni generali del posto in cui si trovavano, ma sono altrettanto certo che molti di voi, invece, avrà esclamato “..be si bello, ma potrebbero fare qualcosa di più!”
Ebbene, io ho avuto la seconda reazione.
Mi sono più volte chiesto, perché in un posto così bello, le istituzioni non fanno tutto, e dico tutto, quello che è in loro potere per rendere il paese più attraente e sostenibile per l’ambiente?
Il luogo dove mi trovavo [46° 1′ 26″ N, 10° 0′ 52″ E], posto in fondo ad una delle valli maggiori della bergamasca, è semplicemente incantevole. Ad un’altitudine di 1250 m s.l.m. è circondato da imponenti montagne e verso nord una vasta piana, convogliava a se la miriade di sentieri che partono dal paese.
Un paesaggio subalpino di grande interesse ambientale, turistico e agroalimentare, visti i prodotti, sopratutto lattiero-caseari del luogo e della valle.
Probabilmente, agli amministratori locali, non vedono tutta questa immensa ricchezza, o forse non riescono ad immaginarsi un territorio diverso, più ricco e sostenibile verso l’ambiente e la popolazione. Con questo post cercherò di aprire una piccola porticina, suggerendo la strada che porta concretamente al concetto di circolarità, che forse nell’immediato, non renderà il territorio più ricco, ma certamente lo renderà subito più interessante ed in linea con i principi ambientali più innovativi.
I 6 suggerimenti per iniziare un cammino circolare
La modalità che consiglio e che porta a tempi ragionevoli sulla strada della circolarità, non può fare a meno dalla comunicazione. Sono convinto che ogni risultato è più completo, solo quando viene condiviso da tutti gli attori che prendono parte al progetto di cambiamento.
1. Comunicazione
Come dice Paul Connett, considerato il “padre” della Zero Waste strategy e autore del libro Rifiuti zero. Una rivoluzione in corso, per prima cosa bisogna puntare sulle comunità, aumentando la loro consapevolezza sui vantaggi ambientali ed economici contemplati ad un nuovo programma, che sia a Zero Waste o che si prefigga un cambiamento importante del modello ambientale ed economico, come l’introduzione dell’Economia Circolare.
Bisogna quindi puntare ad informare e formare le persone della comunità a partire dai ragazzi; le scuole sono e rimangono lo strumento principe, per affrontare in maniera sistematica, l’inizio di un nuovo corso. Ovviamente ci possono essere altre modalità, esempio, incontro pubblici e workshop. Educare ad un nuovo modello ambientale sostenibile è comunque il primo e più importante passo, l’obbiettivo primario a cui puntare.
Il secondo passo verso la circolarità è la gestione dei rifiuti. In realtà a monte di questo processo c’è tutto un mondo da esplorare, che passa necessariamente da un nuovo modo di concepire gli oggetti e le merci, che vede impegnati in prima linea i moderni designer.
“Waste Is an Error of Design”
Inoltre, come ho già avuto modo di scrivere nel post Responsabilità del produttore fino alla fine vita di un bene? perché no!, da qualche tempo si è aperta a livello internazionale la discussione su chi, fruitore o produttore, è il responsabile dell’oggetto una volta che lo stesso è arrivato alla fine della sua vita. La discussione è aperta e ha come obiettivo l’annullamento delle esternalità negative da parte delle aziende produttrici. La strada però è ancora lunga!
a
2. Gestione dei rifiuti
Il secondo passo è rappresentato dalla gestione dei rifiuti.
Una vera e propria sfida!
In un ottica circolare, nessun rifiuto, che da ora in poi chiamerò per coerenza residuo; dicevo, nessun residuo prodotto dovrà essere smaltito in discarica. Ciò vuol dire, che tutto ciò che noi produrremo, come residuo appunto, carta, plastica, vetro, organico, RAEE, ecc. non dovrà prendere la via della discarica, ma il recupero. Il principio portante per un corretto cambiamento verso un modello circolare, sarà quello delle 3R, ossia, RIDUCO, RIUSO, RICICLO.
Tutti i nostri residui sono materiali preziosi se adeguatamente raccolti e trattati. Il punto, è che per attivare la circolarità dobbiamo impegnarci a gestire in modo differente tutti questi residui. Per prima cosa, bisogna applicare la raccolta differenziata, selezionando i materiali già alla fonte (a casa), così da ridurre i costi associati al trasporto, selezione/cernita ed il conseguente impatto sull’ambiente.
Un grande aiuto in questa direzione, viene dall’attivazione sul territorio di specifiche Miniere Urbane, che hanno il compito preciso di ridare valore commerciale ai materiali che vengono raccolti, come la plastica, carta, vetro, RAEE, ferro, alluminio, ecc., ma è soprattutto lo stesso concetto innovativo di Miniera Urbana, molto ampio e di grande importanza sociale e tecnologica, che inserito nel territorio crea il pensiero circolare.
Un esempio è quello Triciclos di San Paulo del Brasile, con l’ideazione delle RECYCLING STATION, luoghi in cui i cittadini possono capire l’impatto della spazzatura sull’ambiente come conseguenza delle loro abitudini alimentari ed imparare il vero concetto di riciclaggio. Inoltre, altro risultato importante di questo approccio, attraverso la tracciabilità, è la destinazione garantita dei materiali riciclabili, dal momento in cui la stazione riceve i materiali fino al momento del trasporto, degli stessi, verso gli impianti di riciclo finale. Tutto ciò ha un eccezionale impatto sui cittadini, che cosi facendo, hanno la certezza che i loro sforzi non sono stati fatti invano, come invece purtroppo ci descrivono alcune situazioni. [Art. In Italia il 90% degli scarti rimane fuori dai radar – MATERIA RINNOVABILE]
Proviamo allora a capire i destini dei singoli materiali:
- Carta e cartone – la raccolta della carta è piuttosto semplice poiché la maggior parte di carta è completamente riciclabile . [Maggiori informazioni si possono trovare visitando il sito del Consorzio Nazionale comico.org. La carta, può essere raccolta nelle MU e venduta immediatamente agli impianti per la produzione di carta, senza costi aggiuntivi di cernita;
- Plastica – Anche il materiale plastico ha un notevole valore merceologico e la MU rappresenta un è ottima soluzione per la raccolta e la valorizzazione di questo materiale. Il segreto sta nella raccolta; come ho spiegato prima e qualche tempo fa nel post “Ridurre alla fonte i nostri scarti, sarà la vera risorsa per il futuro. Sapere come farlo o meglio, capire perché farlo, è la sfida”, è la separazione, la vera chiave di volta, che permette di innescare il meccanismo della circolarità e deve essere effettuata a monte in modo preciso, facendo attenzione a non mischiare tra loro i vari tipi di plastiche. Il valore delle varie tipologie di plastica deriva proprio nella capacità di separare il materiale dello stesso polimero. Un classico esempio sono le bottiglie di plastica, quelle dell’acqua e delle bibite, che essendo fatte di Polietilene Tereftalato (PET), devono essere separate dai tappi, perché invece sono di Polietilene (PE). Solo questa semplice separazione crea un incredibile valore al nostro materiale plastico, che a questo punto, può anche essere venduto direttamente alle aziende che lo lavorano direttamente, magari privilegiando quelle del territorio.
- Vetro – Il vetro è un materiale riciclabile al 100% e di gestione relativamente facile. Anche per il vetro diventa importante la raccolta e la gestione alla fonte (separazione dei vari colori di vetro, di solito bianco, marrone, verde, blu), essa infatti permette di consegnare un materiale effettivamente pronto alla fusione, rendendolo ancora più prezioso dal punto di vista merceologico e commerciale.
- RAEE – Un raccolta, che si può senza dubbio chiamare miracolosa, è invece quella dei rifiuti cosiddetti elettronici: pc, stampanti, video, TV, frigoriferi, telefonini, ecc. La raccolta di questi manufatti infatti, esprime il vero concetto di Miniera Urbana, poiché racchiudono nei componenti elettronici che li costituiscono, un altissimo valore economico. Riuscire ad evitare che arrivino in discarica o che prendano altre vie, solitamente al limite del legale verso qualche paese africano, è la conquista più grande che una comunità possa fare. La raccolta e la successiva lavorazione di questi apparati elettronici, produce un elevato valore economico che il più delle volte non riusciamo a sfruttare a pieno. L’attivazione di una MU, insieme ad una adeguata educazione ambientale e ad una informazione mirata a contenere il consumo di queste merci, concorre alla riduzione dello sfruttamento delle risorse naturali ormai portate al collasso. Dai circuiti elettronici infatti è possibile ricavare svariati metalli preziosi, primo tra tutti l’Oro, diventati indispensabile per l’industria Hi Tech.
- Materiali organici (legno e scarti domestici e/o di ristorazione) Un atro tipo di residuo che posiamo riutilizzare, sono gli scarti organici. Il legno, per esempio, e gli scarti organici domestici, possono essere riconvertiti in compost ed utilizzato alla fine del ciclo di trasformazione organica, come terriccio per gli orti urbani, oppure come ammendante utile per l’agricoltura o per il recupero di suoli con basso grado di nutrienti naturali. Quest’ultimo uso diventa può diventare importante per il recupero dei siti contaminati, per riportare il suolo bonificato a valori normalizzati di frazione organica, riconsegnandolo alla collettività di nuovo fruibile, per esempio per l’uso agricolo – orti urbani su aree bonificate? perché no!
- Ferro e alluminio – Entrambi materiali riciclabili infinite volte! Il riciclo dell’alluminio consente di risparmiare fino al 95 per cento dell’energia necessaria per la produzione di alluminio vergine, evitando così le emissioni corrispondenti di CO2.
a
Il terzo suggerimento è quello relativo alla capacità di immaginarsi un territorio quasi auto sufficiente dal punto di vista energetico.
3. Energia
Immaginiamoci un piccolo paese che si sostiene, dal punto di vista energetico, attraverso l’introduzione di energia alternative, come biomasse o fotovoltaico al posto del combustibile fossile?
E immaginiamoci ora, che l’attuazione di queste nuove strategie energetiche, porta alla creazione di nuove professionalità e nuovi posti di lavoro, nell’ambito territoriale?
Dall’immaginare al fare, la strada non è poi così impervia come ce la aspettiamo! basta infatti il coraggio di intraprendere la strada verso il cambiamento sostenibile del territorio. In un contesto territoriale montano o collinare, non manca certo la materia prima, costituita dal legno, da cui partire per l’ideazione e realizzazione, per esempio, di un impianto di cogenerazione a biomassa legnosa, oppure per un impianto per la produzione di pellets da cippato*. Entrambe le soluzioni hanno lo stesso obiettivo, ridurre l’utilizzo combustibile fossile per la produzione di energia e rendere il territorio quasi a impatto zero. In Italia ci sono molti esempi importanti, che hanno nel giro di pochi anni riqualificato il territorio rendendolo ospitale e ad impatto zero; un esempio su tutti l’Alto Adige, che ha fatto dell’ambiente sostenibile un valore aggiunto.
a
Il quarto suggerimento è quello di sfruttare il territorio con tutte le sue potenzialità ancora nascoste. Non stravolgere, ma vedere con occhi nuovi le potenzialità del territorio.
4. Un territorio sostenibile
Parlare del concetto di sostenibilità è sempre molto complesso. Infatti, non basta solo la gestione corretta dei rifiuti o il passaggio ad energie pulite, come accennato sopra, parlare di sostenibilità, vuol dire necessariamente parlare di un dialogo sempre aperto e profondo tra gli abitanti e l’ambiente, per cercare di sviluppare ed innovare insieme quello che il territorio più offrire. Questo sembra un discorso poco pratico, ma al contrario è il punto fermo importante per la rinascita di un territorio. L’unicum tra popolazione e ambiente, apre le porte alla creatività, all’innovazione e ad un concreto pensiero sostenibile.
1. Agricoltura
Spesso i paesaggi montani, così come quelli collinari, non offrono, all’apparenza, spazi idonei all’agricoltura. Dico all’apparenza, perché in questa epoca siamo ancorati all’idea che agricoltura è sinonimo di culture intensive che si estendono per ettari ed ettari, ma l’agricoltura può essere altro. In zone prealpine e appenniniche, dove lo spazio è ridotto ma impreziosito da molti fattori naturali, si può invece pensare ad un tipo di agricoltura urbana, che privilegia e incentiva, l’uso di appezzamenti di terra pubblici e ho privati, al fine di produrre cibo per il consumo proprio oppure per vendita diretta al pubblico a Km0. La realizzazione di orti urbani, (innovativi, sostenibili e inclusivi) associata ad un programma di educazione alimentare per le scuole e alla costituzione di veri e propri spacci alimentari (che includono altri prodotti del territorio, formaggi, miele, ecc), ha un forte impatto sociale ed economico positivo, come dimostrano esperienze simili già effettuate in altri paesi europei, come la Danimarca e l’Olanda.
2. Allevamento
Come per l’agricoltura, lo sviluppo dell’allevamento ha importanti risvolti economici. I territori montani e appenninici hanno grande tradizione in questo settore, ma il più delle volte, vengono perse a causa della cessazione dell’attività produttiva, causata dalla mancanza di risorse umane. Si perdono in questo modo conoscenze millenarie di buone pratiche contadine a sfavore della comunità e dell’ambiente. Il rilancio di queste attività, associate alla riscoperta delle produzioni autoctone, può essere un fondamentale driver per la rivalutare il territorio.
a
4. Prodotti agroalimentari
Prodotti lattiero-caseari, in primis, ma anche prodotti agricoli diventano, in un ottica di rilancio, un marchio di fabbrica del territorio, che ha nella creazione di mercati e spacci a km0, la massima espressione identitaria. Diventano così prodotti caratteristici con grande valore commerciale, formaggi dall’alpeggio e verdure di stagione, che, attraverso e-commerce possono conosciti e venduti al di fuori dei confini territoriali, producendo un valore aggiunto sociale non indifferente.
a
La strada che porta ad una rinascita circolare, passa anche dal recupero di quello che il territorio offre dal punto di vista edilizio.
5. Recupero e riuso di vecchie strutture edilizie
Strutture antiche e moderne abbandonate o non più utilizzate, possono diventare luoghi fulcro per un nuovo modello circolare. Ambienti nei quali possono essere intrapresi nuove attività, per esempio di remanufacturing, oppure diventare centri di studio sul biomimicry designer, o ancora, centri per la formazione rurale.
a
Conclusioni:
Ho voluto scrivere questo post, come augurio, perché sono convinto che si può fare di più per rilanciare i nostri territori. L’immenso valore che abbiamo tra le mani rischia di andare perduto senza un cambiamento convinto verso un nuovo modello economico ad impatto zero. L’introduzione del concetto di Economia Circolare, come nuovo modello economico, può ridare forza ad una terra, che questa forza ha dimenticato di averla. L’Italia considerata una terra meravigliosa, soffre di un immobilismo profondo, radicato negli atteggiamenti sempre poco aperti ad idee innovative. L’augurio è che le giovani imprese abbiano la possibilità di lavorare agevolmente per rilanciare in nostro paese verso un nuovo futuro rispettoso dell’uomo e dell’ambiente.
a
Link di approfondimento:
- Comieco – Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base Cellulosica → www.comieco.org
- Assocarta – Associazione Italiana fra gli Industriali della Carta,Cartoni e Paste per Carta → www.assocarta.it
- Concorso imballaggi di Alluminio —> http://www.cial.it
- Short Report Materia Rinnovata. Quanto è circolare l’economia: l’Italia alla sfida dei dati, giugno 2016; www.materiarinnovabile.it/pubblicazioni
- Report a cura di Ellen MacArthur Foundation e McKinsey Center for Business and Environment, Growth within: a Circular Economy Vision for a Competitive Europe, giugno 2015; tinyurl.com/gs2xlez;
- Energie rinnovabile Alto Adige – Report;
- Farm from a box – agricoltura urbana;
- The Biomimicry Institute – The Biomimicry Institute empowers people to create nature-inspired solutions for a healthy planet.
Libri consigliati:
-
Biomimicry: Innovation Inspired by Nature by Janine M. Benyus;
-
Circular economy. Dallo spreco al valore di Peter Lacy, Jakob Rutqvist, Beatrice Laconica;
- Urban Mining Systems di Takashi Nakamura, Kohei Halada;
- A New Dynamic – Effective Business in a Circular Economy di Amory Lovins, Michael Braungart, Ellen MacArthur Foundation;
- Orticoltura (eroica) urbana Copertina flessibile di
Complimenti! Questo articolo traccia le basi per comprendere ed applicare l’economia circolare, è il ns unico futuro immaginabile.
Grazie Roberto !!
Sono sempre più convinto che driver più preziosi, per spostarci verso un modello circolare restano le persone comuni, che noi, che attraverso i giusti atteggiamenti, creano esempi dai imitare in qualsiasi ambito, soprattutto in quello lavorativo. Anche modificare alcuni atteggiamenti è innovazione!