Da sempre, ma in questo periodo, ancora di più e con maggior forza, quello che ripeto con insistenza alle aziende, è quanto sia importante e necessario, pianificare un transito, ragionevolmente veloce, verso la Circular Economy. E sarà il periodo complicato o lo stato economico delle aziende visibilmente delicato, ma quasi sempre trovo delle forti barriere che mi impediscono, anche solo, parlare di innovazione. Quando però “a bassa voce” riesco a penetrare il muro della diffidenza e parlare di Economia Circolare, sostenibilità e innovazione, mi ritrovo a fare i conti con modelli di gestionevecchi, complessi e ancorati a processi produttivi ormai “fuori moda” bloccati da pesanti fardelli economici lineari.

E ogni volta mi domando: Dove sono i “nodi” che frenano il cambiamento?

Cosa impedisce ad un’organizzazione di affrontare un cambio di rotta in tempi ragionevoli e cogliere le tante opportunità che oggi sono messe a disposizione dall’UE per ridisegnare il futuro dell’Unione post Covid19?

La risposta?.. è quasi fin troppo scontata!

Se analizzassimo bene le aziende italiane, scopriremmo che il 90% sono strutturalmente vecchie, il che significa che nel corso degli anni non si sono concettualmente rinnovate, restando di fatto, ferme a modelli di produzione, progettazione e mangement completamente lineari, perchè così imponeva e impone ancora oggi il mercato del consumo nel quale operano.

Pertanto il lavoro più grande da fare per accelerare il transito verso Modelli Economici Circolari, non è focalizzarsi solo sulla gestione degli scarti, ma bensì, creare le condizioni per rendere l’azienda più leggera e capace rinnovarsi velocemente. Questo, a scanso di equivoci, non vuol dire affrettarsi a licenziare personale, come spesso accade, ma rimodulare la strategia di sviluppo a medio e lungo termine, rivalutando i processi interni – produttivi e gestionali – secondo nuovi paradigmi, come il principio del Lean Thinking*, garantendo così per tutta la struttura una migliore performance, sia in ambito produttivo che in quello ambientale, sociale ed economico.

Applicare il principio del Lean Thinking sui processi produttivi e gestionali, abbinandolo a quello del Circular Thinking Design, possiamo realmente alleggerire la struttura aziendale e creare le condizioni per accelerare il transito verso modelli circolari; un cambiamento che oggi diventa più che mai necessario per restare nei mercati di riferimento ed essere in linea con le nuove strategie dell’Unione Europea e dei 17 SDGs dell’ONU

A parte i nomi importanti che vengono usati per definire questi due concetti, che peraltro spesso li fanno percepire come spaventosi e troppo complicati per portare benefici veloci, immaginarsi un’azienda leggera non poi cosi complicato. Di fatto c’è che molto spesso l’obiettivo è alla portata, senza peraltro stravolgere il sistema azienda originale.

Come in tutte le cose, il segreto sta nel capire il punto di partenza per pianificare bene il punto di arrivo, che nel nostro caso è duplice: primo, passare a modelli circolari e secondo, alleggerire flussi aziendali per renderli pronti, in ogni momento, ad un cambiamento evolutivo.

Partiamo con il Lean Thinking, che altro non è, che il concetto base della lotta agli sprechi in produzione e che sostanzialmente è un elemento centrale del miglioramento.

Secondo Lean Thinking infatti, gli sprechi sono tutte quelle attività che impiegano risorse senza però generare valore. Ridurre gli sprechi, per un azienda che vuole diventare leggera, vuol dire ripensare a tutti quei flussi – produttivi e gestionali – che, non solo la rallentano la crescita, ma che spesso sono anche la causa di un mancato margine economico. Queste criticità sono individuate nei processi inefficienti che generano delle sovrapproduzioni, che a loro volta, sono responsabili di un grande consumo di risorse – materiali e energia – e una grande produzione di rifiuti.

Il concetto di Circular Thinking Design è invece complementare al Lean Thinking e lo affianca con l’obiettivo di ridurre il consumo di risorse e di energia, ridisegnando di fatto, prodotti e servizi in chiave circolare e sostenibile.

Alleggeriamoci!

Passare all’azione vuol dire applicare dei cambiamenti che impegnano, bisogna dirlo, tutta l’azienda in una sfida, non difficile ma lunga nel tempo ed è per questo che diventa importante preparare alla sfida tutti gli attori dell’azienda, creando una vera e propria community, strutturata e motivata.

I sette passi principali:

  1. Capire a che punto del percorso siamo. Questo passo è fondamentale perchè ci obbliga a fare una valutazione dello stato di fatto. Un esercizio importante, che andrebbe ripetuto periodicamente per mantenere o ri-tracciare la rotta da seguire.
  2. Il secondo passo è mappare i punti critici, ovvero identificare quei flussi che non performano secondo gli standard e/o gli obiettivi aziendali o che non rispondono a pieno alle richieste di sostenibilità. Identificare questi nodi ci aiuta a verificare per esempio: come stiamo progettando, se la progettazione tiene conto del fine vita del prodotto, oppure se il servizio che stiamo proponendo crea qualche tipo di impatto sull’ambiente, se ha dei punti ciechi (Blind Spot) ecc.
  3. Il terzo passo è decidere e pianificare i potenziali miglioramenti. Su che cosa, come e quando dobbiamo intervenire per portare i miglioramenti necessari e dipanare il nodo critico. Queste azioni sono delicate perchè hanno bisogno di essere programmate in modo che non creino disagi al sistema azienda nel suo complesso. E’ forse la parte più delicata del processo di alleggerimento perchè è in questa fase si decidono i veri cambiamenti e si valutano gli effetti nel breve, medio e lungo termine.
  4. Il quarto passo è quello di mettere in pratica il cambiamento di alleggerimento. Come tutti i cambiamenti, anche se minimi, ci sono degli assestamenti che devono essere analizzati in profondità perchè spesso sono causa di ulteriori nodi; uno su tutti, ed il più pericoloso, è un’eventuale insuccesso che genera il blocco del percorso di cambiamento. Un rischio che non si può correre e che deve essere immediatamente corretto. Per questo è sempre consigliabile partire con un percorso pilota, di semplice applicazione e misurabile in tutte le sue fasi.
  5. Il quinto passo è quello di monitorare il cambiamento di alleggerimento. Diventa importante per questa fase definire in anticipo le metriche da tenere sotto controllo, perchè saranno quelle che detteranno i tempi della vera transizione.
  6. Il sesto passo è l’analisi periodica di controllo del processo di alleggerimento e serve per individuare eventuali regressioni o appesantimenti rispetto al punto di partenza. Nel percorso verso l’alleggerimento di un processo è la fase più delicata e pericolosa, perchè avviene anche dopo 1 o 2 anni a seconda del processo che si vuole alleggerire ed è quella più DIMENTICATA e sottovalutata.
  7. Il settimo passo, ma in realtà potrebbe essere benissimo lo step zero, è quello di definire le risorse che valutano, monitorizzano e applicano il processo di alleggerimento. Questo passo che ritengo fondamentale, non è per niente scontato – a meno che ci sia una visione davvero innovativa del management – ed è spesso scambiato per un costo non prioritario, a volte considerato anche inutile e demandato a figure non specifiche. Se così fosse è un grave errore di valutazione che mina, non solo il processo specifico, ma l’intero programma di cambiamento. Il modo per evitarlo è quello di considerare il processo di alleggerimento come un’assicurazione sulla vita stessa dell’azienda. Guidereste una Ferrari priva di freni a 300km/h? Io credo di no! Ebbene considerate quelle risorse come i freni mancanti, senza i quali il processo di alleggerimento non si controllerebbe.

In sintesi il processo di alleggerimento dei flussi di un’organizzazione, in ottica circolare e sostenibile, diventa quasi più importante del solo cambiamento di strategia verso la gestione degli scarti, perchè si avvale di un metodo che no solo riduce gli sprechi, ma indirizza la stessa azienda e le persone che la compongono verso un profondo miglioramento anche sociale.

*La produzione snella (dall’inglese Lean Manufacturing o Lean Production) è un Sistema di Gestione che punta a minimizzare gli sprechi fino ad annullarli.

Game

Cosa dici di provare, immaginando un piccolo processo di alleggerimento all’interno della tua azienda?

Puoi provare ad applicarlo ad un processo di Product Design o Service Design a tua scelta.

Scarica il pdf indicato sotto compilalo ricordandoti che a sfida è: identificare il cambiamento in sette passi usando cinque parole per ogni passo. Nella pratica, applicare i concetti spiegati sopra con 5 parole per ogni passaggio.

Scarica il pdf qui ⇢ GAME e immagina il percorso verso la “leggerezza”!

Prendi nota delle difficoltà che hai incontrato e pensaci su! ..la notte da sempre porta consiglio 😉

Ma se i dubbi permangono, accetta l’invito qui e scrivimi per prenotare una sessione di Advisoring gratuita di 50 minuti e cercheremo insieme di venirne a capo.

 

L’articolo come sempre è uno stimolo alla discussione e aperto a commenti.

Dallo scambio di idee nasce l’#innovazione!

cG. 2021

#circulareconomy #sustainability #future

 

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