L’Italia è un paese, in cui l’agricoltura e l’allevamento, da sempre, hanno avuto un peso importante sull’economia. Nonostante il periodo di crisi economica che attanaglia il nostro paese ormai da anni, oggi alcuni dati ci indicano come l’agricoltura del Mezzogiorno, sia uno dei motori trainanti dell’economia italiana. Non ci credete? leggete qui e qui!
Per questo comparto produttivo di valore straordinario, caratterizzato da un enorme numero di marchi di qualità, come per il resto dei comparti produttivi italiani, è in atto una rivoluzione, che vede nelle aziende agricole – di nuova generazione, ma anche vecchie – le assolute protagoniste.
Anche per queste strutture produttive, si prospettano importanti cambiamenti di sicuro interesse, sia dal punto di vista ambientale, che dal punto di vista economico, che vedono i territori, dove queste realtà sono insediate, i maggiori beneficiari. Nonostante nei secoli scorsi, un azienda agricola era di per se, un modello produttivo circolare, pensate solo al ciclo “lettame —> suolo —> erba —> bovini —> lettame”, dall’entrata in uso dei fertilizzanti chimici e dei mangimi industriali, questo ciclo perfetto si è rotto, provocando non poche esternalità ambientali e sociali negative, poi ricadute sui territori.
La storia ci ha insegnato molto sulla gestione agricola. Restando solo a qualche decina di anni fa, negli anni subito seguenti la Seconda Guerra Mondiale, l’economia italiana era ancora per tre/quarti, basata su un’agricoltura “pulita” e sull’allevamento. Entrambi i due settori si portavano dietro una serie di modalità produzione assolutamente in linea con i naturali cicli vitali naturali. Quelle modalità di buona gestione del territorio, oggi quasi del tutto perse, che in era contemporanea chiamiamo, BUONE PRATICHE AGRICOLE, facevano dei contadini una sorta di custodi della terra; persone che attraverso l’attuazione di antiche pratiche, gestivano inconsapevolmente il territorio secondo modelli circolari arcaici.
E sono a questi questi antichi modelli circolari, che dobbiamo ritornare a pensare, con l’aiuto delle nuove conoscenze in campo agrario e tecnologico per riportare le “cascine” ad avere un impatto positivo sull’ambiente e gli ecosistemi.
Oggi per esempio, dove le catene di valore del settore lattiero-caseario, sono messe a dura prova da modelli agricoli intensivi, causati dalla domanda crescente di produzione di latte, in risposta all’aumento della popolazione mondiale (domanda attesa in crescita a livello mondiale del 2% entro il 2025), rivedere i modelli di produzione diventa importate per il mantenimento della sostenibilità di questo settore. Il parere generale, infatti, è che l’adozione di modelli circolari e di modelli sostenibili di produzione, come quello delle 3E (Economics, Environmental, Ethics) e Circular Economy 2.0, possano ridare competitiva al settore agricolo.
Oggi una “cascina” può ritornare ad essere circolare?
In realtà in parte lo è già, lo è ancora, poiché molte di quelle buone pratiche che il contadini del secolo scorso ci hanno lasciato, fortunatamente sono ancora in uso; quello che necessariamente si deve migliorare è la conoscenza e la consapevolezza che una “cascina” può diventare realmente un polo sostenibile per l’ambiente e per l’economia locale.
Chiudere il cerchio si può!
La “visione” circolare
Un azienda agricola, per diventare davvero circolare, deve essere focalizzata sulla chiusura del cerchio nell’ambito delle operazioni di produzione (latte, cereali, ecc.), migliorare e preservare il capitale naturale. Ciò significa andare oltre la mitigazione dell’ambiente, per ottenere un impatto positivo a supporto della rigenerazione dei paesaggi e degli ecosistemi.
La visione circolare in 6 obiettivi:
- Azzerare le emissioni di CO2 o gas serra attraverso tutta la catena di valore – Un paese come l’Olanda, per esempio, in cui l’allevamento e la produzione di prodotti lattiero-caseari sono un mercato importante, ciò avviene utilizzando uno strumento di calcolo on-line che tiene sotto controllo il livello delle emissioni serra aiutando i contadini e gli allevatori a mantenere un equilibrio quasi naturale – In Italia stiamo attivando il Progetto “AGRICOLTURA BLU” nel segno della sostenibilità e riduzione della produzione di CO2 e protezione del suolo, attraverso la riscoperta di buone pratiche di coltivazione.
- Chiusura del ciclo dei nutrienti – I nutrienti estratti dal terreno vengono restituiti ai terreni stesi, ottimizzati in modo da non essere dispersi nell’ambiente e sostituire l’uso dei fertilizzanti artificiali. In Olanda , ad esempio, viene utilizzato un tool on-line, che contribuisce al monitoraggio e al controllo del ciclo degli alimenti per animali, del suolo e dei fertilizzati.
- Non produrre rifiuti – Anche se nelle aziende agricole il contributo della produzione di rifiuti è quasi nullo, diventa importante in questo senso – come già peraltro avviene – incentivare la produzione di biogas attraverso la realizzazione di bio-reattori. In Italia un importante progetto promosso da CIB (Consorzio Italiano Biogas), denominato “Biogasfattobene”, ed articolato su una serie di protocolli e procedure, potrebbe rappresentare una grande opportunità in questo ambito.
- Recupero dell’acqua e suo riuso – E’ necessaria una gestione responsabile dell’acqua in tutta la catena di valore di un azienda agricola, compreso un suo possibile riutilizzo dopo trattamento.
- Suolo e la sua preservazione – La qualità del suolo è uno dei valori importanti a cui dobbiamo tendere. Una risorsa non rinnovabile come il suolo diventa è un bene prezioso da preservare per garantire la salute del nostro cibo. L’Italia, attraverso il progetto Agricoltura Blu – la via italiana all’agricoltura conservativa, ha l’obiettivo di preservare questo bene, introducendo l’idea della doppia coltivazione annuale energetica ed alimentare, con il riutilizzo del digestato come ammendante, seguendo la filosofia di matrice francese del “4 pour 1000”, per il confinamento della CO2 nel suolo presentata al COP21 di Parigi. Ed inoltre utilizzando la tecnica di “semina su sodo”, si stanno creando i presupposti ideali per la riconversione al biologico ed in prospettiva anche di gran parte dell’agricoltura.
- Biodiversità – Incorporare nei modelli di business di un’azienda quei meccanismi che permettono la preservazione della biodiversità dell’ambiente.
Schema di Biogas
Chiudere un cerchio, secondo i modelli circolari, non è sempre facile e trova forti barriere da parte degli imprenditori agricoli a causa dei costi associati al ritorno delle buone pratiche agricole di una volta. Oggi, però, il ritorno a quelle pratiche autentiche di difesa del suolo, dei raccolti e del bestiame, è diventato necessario. La stessa UE preoccupata per la degradazione dei terreni agrari, ha quantificato in circa 38 miliardi di Euro all’anno, i costi connessi all’erosione, alla perdita di sostanza organica, a frane e smottamenti e contaminazioni. Per questo Bruxelles ha lanciato ormai 10 anni fa la sua “Strategia tematica per la protezione del suolo” (Link documento). Su questo tema cruciale anche la FAO con la istituzione della “Global soil partnership” (link sito) discuterà a Roma dal 21 al 23 marzo prossimi nel simposio mondiale “Soil Organic Carbon” nuovi obiettivi e azioni.
Oggi, l’agricoltura e l’allevamento, sono le rinnovate frontiere circolari a cui tendere, e che possono diventare un punto di riferimento nel panorama economico italiano per i prossimi anni.
Link a video:
- Il film, L’albero degli zoccoli, di Ermanno Olmi, ha documentato molto bene la vita in una cascina lombarda a fine Ottocento (1897-98).
- Il film, Novecento, di Bernardo Bertolucci, ha documentato molto bene la vita in una cascina emiliana ai primi del Novecento (1900-45).
- Agricoltura Conservativa: cos’è? – (Intervista ad Alberto Lugoboni della Direzione Generale Agricoltura di Regione Lombardia, lead partner del progetto LIFE HelpSoil)
- Biogas Italy 24 Febbraio – Qui i video del 2017
Link di approfondimento:
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